Sbuffi? Tempo di voltar pagina

Il borbottare, l’irritarsi per un nonnulla, lo sbottare sono segnali che il cervello trasmette per farci cambiare strada e dirci che “lui”…lo sta già facendo

Sbuffi? Tempo di voltar pagina
Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.
16.07.2012
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Quando il lamento…è utile!

Borbottare di continuo fra sé e sé, sbuffare, contrariarsi per un nonnulla, rispondere nervosamente a una semplice e innocua domanda. Sono alcuni dei principali modi con cui si esprime l’insofferenza, cioè quello stato d’animo, sfumato ma disturbante, a metà strada fra la scontentezza e la sopportazione, che ognuno di noi ha senz’altro provato almeno qualche volta. La vita quotidiana del resto offre molti aspetti ai quali è necessario adattarsi e che possono non piacere. Ma se l’insofferenza occasionale riguarda un momento specifico di quello specifico giorno, quella più duratura e crescente ha a che fare con qualcosa di più ampio. La persona in molti casi non sa perché se la ritrova addosso. Quel che è certo è che è “stufa”, ma non di qualcosa in particolare: ha la sensazione di essere stanca di tutto, anche se poi la sua psiche può individuare dei capri espiatori su cui concentrare la manifestazione del nervosismo e anche di un po’ di aggressività.

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Un segnale prezioso 

In questi casi si tende a guardare l’insofferenza come elemento negativo e perciò si cerca di sopprimerla (peggiorando così la tensione interiore) oppure la si butta fuori maldestramente (peggiorando le relazioni). Eppure essa non arriva per farci star male. Al contrario è uno degli strumenti principali con cui il cervello ci segnala – poiché a livello cosciente non ce ne stiamo accorgendo – che non siamo più contenti di qualcosa (un rapporto, uno stile di vita, un lavoro, un modo di essere, ecc.) o che stiamo giungendo al limite della sopportazione. L’insofferenza ci dice che dobbiamo cambiare, anche se non ci dice come e spesso neanche che cosa, e – aspetto importante – che siamo ormai pronti per farlo. Quando essa compare perciò non solo va accolta ma attentamente ascoltata: è l’embrione di una trasformazione, piccola o grande a seconda dei casi, che dovrà avvenire e che forse, interiormente, è già avvenuta senza che ce ne siamo resi conto, mentre stiamo tentando di mantenere in vita il vecchio assetto mentale, relazionale o esistenziale. Se però l’insofferenza viene trascurata troppo a lungo può sfociare in depressione, ansia, panico o innescare una nevrosi. Ecco allora che diventa importante comprendere qual è la vera sorgente dell’insofferenza, così da poter convogliare la sua energia potente ma disordinata in azioni capaci di ridare respiro alla nostra vita.

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I comportamenti dell’insofferente

  • Sbuffa, sospira, scuote la testa
  • Risponde in tono seccato, o dopo varie insistenze
  • Si muove a scatti, nervoso; sbatte contro le cose
  • È ipercritico e puntiglioso su alcuni aspetti
  • Può aver voglia di piangere all’improvviso, senza motivo
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La guida: guai a sopprimerla, ma va sfidata senza indugi

Accoglila

Non cercare di sopprimere o di negare a te stesso l’insofferenza o raddoppierà di intensità. Conceditela, sfogandola però non sugli altri ma quando sei solo. Può essere utile in tal senso parlare davanti allo specchio: è anche un modo per osservarla meglio e stimolare la riflessione.

Comprendila

È fondamentale comprendere il suo reale motivo, che a volte non è ciò verso cui si è insofferenti oppure è un insieme di fattori. Attenzione: “comprendere” non significa capire razionalmente. ma comprendere, cioè prendere con sé, farsi carico, accogliere. Per farlo sospendi un attimo quelli che credi siano i motivi immediati della tua insofferenza: dal traffico, a un atteggiamento altrui che ti ha infastidito, ai troppi impegni e così via. Non sono quelli i veri motivi. Invece prova a fare silenzio e, a occhi chiusi, ad ascoltare il tuo stato interiore, a percepirlo in modo puro, scollegato da qualsiasi causa esterna. Dove lo senti di più? Nel petto, nelle braccia, in tutto il corpo…? Quale azione ti spinge a fare? Scalciare, correre, saltare…? Come lo descriveresti? Rabbia, fastidio, stanchezza…? Se fosse un elemento naturale, a cosa somiglierebbe? Una tempesta, un vulcano in eruzione, una esplosione…?
Mano a mano che porti l’attenzione sui tuoi stati interni e li allarghi, anche grazie alle immagini, vedrai che non solo lo stato di insofferenza diminuisce, ma iniziano ad affiorare altre immagini, altre intuizioni che possono portarti vicino a quel lato di te che, proprio attraverso quelle emozioni, vuole affacciarsi per essere visto.
Puoi farti aiutare in questo percorso di scoperta dal confronto con un amico non coinvolto dal tuo disagio o da qualche incontro di psicoterapia colloquiale orientato a tal fine.

Non temporeggiare

L’insofferenza protratta troppo a lungo si estende a macchia d’olio andando a colpire ambiti e persone che non c’entrano. Il rischio è di rovinare i rapporti. Prendi in mano la situazione in modo deciso, anche perché i continui sbuffi e irritazioni creano a loro volta insofferenza in chi ti sta vicino.

Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.

I contenuti sono curati da un’équipe di esperti e terapeuti, guidata dall’esperienza del gruppo Riza, punto di riferimento riconosciuto nel panorama della psicosomatica, della salute mentale e fisica.

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