Parliamo con chi non c’è più!

A volte una morte improvvisa interrompe il dialogo con una persona cara e questo può far soffrire molto: ma la soluzione esiste e sono proprio “le parole” 

Parliamo con chi non c’è più!
06.11.2014

Oggi vi raccontiamo la storia di Chiara che sceglie di andare in psicoterapia quando si rende conto che non riesce a liberarsi da un disagio che la tormenta: vive nell’angoscia di morire improvvisamente per una malattia allo stomaco, così come improvvisamente è morto suo padre mesi prima per un’emorragia gastrica. Chiara è ossessionata da questo pensiero e la sua vita si è trasformata in una corsa allo specialista migliore per trovare una soluzione al suo disagio. In psicoterapia non fa altro che parlare di se stessa e di suo padre e del rapporto che si era venuto a creare tra di loro: nell’ultimo periodo era molto conflittuale e pieno di incomprensioni. Solo nelle ultime sedute Chiara dice di non sentirsi più perseguitata dalla figura del padre e che sicuramente lui non la ritiene responsabile della propria morte. Questo le serve per “darsi una tregua” e instaurare un rapporto di fiducia con un gastroenterologo.

La mente e il corpo soffrono insieme
Il dialogo con i morti ha in sé dei forti pregiudizi che dipendono dalla cultura e dalla tradizione di ogni popolo. È quindi un argomento da trattare con estrema delicatezza. Spesso accade che quando muore un proprio caro, solitamente un genitore, insorgono sintomi a carico di un organo, in particolare quello che aveva fatto ammalare il defunto. Qui l’assenza di un affetto e di un dialogo che la morte ha interrotto diventa materia del corpo di chi è stato abbandonato, costringendo chi resta in vita a vivere nel passato. In questi casi la medicina riesce a fare poco per alleviare la sofferenza e il disagio a cui la persona va incontro.

Riconciliamoci con le parole
Gli ingredienti principali che causano uno stato di sofferenza e di disagio con se stessi e gli altri sono due: il passato che non è modificabile e un dialogo che non torna. Ed è proprio nella psicoterapia, costituita da parole che curano le parole, che si può trovare lo spazio per riprendere il dialogo interrotto tra paziente e morto, riconoscendo la sua grande importanza. Non appena accade ciò, i conti in sospeso si sistemano, il passato cede il posto al dialogo del presente e alla speranza del futuro in cui la rabbia e il dolore lasciano spazio all’amore e alla conciliazione. La psicoterapia rende consapevoli che la malattia che ci affligge ha solo bisogno di riprendere un dialogo che è in sospeso, lasciando alle spalle angosciosi rimpianti e sensi di colpa.

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