Senso di solitudine: ecco cosa fare

Il senso di solitudine è un sentimento che occorre accogliere senza alcun commento, ricordando che questa emozione arriva per rinnovarci e aprirci a nuove strade.

Senso di solitudine: ecco cosa fare
Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.
18.09.2018
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Senso di solitudine: perché arriva, come superarlo

Il senso di solitudine ci spaventa. L’epoca in cui viviamo, del resto, associa automaticamente la solitudine all’isolamento: stare soli è diventato sinonimo di fallimento e di depressione e persino la psicologia tratta la solitudine come un problema. Eppure tutti siamo perfettamente consapevoli che nella nostra vita le cose non sono stabili: amore, rapporto con i figli, lavoro, sicurezze, tutto è in continuo divenire. Alcuni vivono questa condizione con un timore di sottofondo, che si percepisce chiaramente nelle relazioni: non appena qualcosa comincia a non funzionare, si agitano e vanno subito in ansia proprio perché hanno paura di rimanere soli, quasi che la solitudine fosse una malattia. Ma non è così. La solitudine, in realtà, è una condizione naturale, non un dramma esistenziale: se ben vissuto, senza sofferenza, può regalare benefici inaspettati.

La solitudine ci fa soffrire, ma ci completa

La maggior parte delle persone fatica a cogliere il vero significato e i valore della solitudine come stato interiore. Essere soli non significa affatto che ci manchi qualcosa, al contrario può significare essere completi e vivere la pienezza che è in noi, la quale, se percepita, ci dona uno stato di calma e di tranquillità che fa vivere bene. Ma questo benessere non si raggiunge se intendiamo la solitudine come “stare da soli con i propri pensieri”, anzi è proprio l’eccessiva presenza di pensieri e ragionamenti a impedirci di raggiungere quello stato contemplativo di cui ha bisogno il nostro cervello. Stare da soli in modo autentico vuol dire accogliere il silenzio, lasciarsi andare, fino ad approdare a quel vuoto interiore che i Saggi di ogni tempo chiamano “sostanza suprema dell’Essere”. Ma cosa vuol dire lasciarsi abbracciare dalla solitudine?

Come vincere la solitudine? Accogliendola

Miriam, una giovane donna, in una mail alla redazione di Riza psicosomatica, scrive: “Mi sento sola e non capisco cosa significhi accogliere la solitudine, come voi suggerite, dal momento che io farei carte false pur di uscirne!”. Per rispondere, innanzitutto bisogna capire bene il significato della parola “accogliere”: vuol dire smettere di lottare contro le sensazioni che si provano, non cercare di indagarne razionalmente le cause e non cercare di scacciarle via. Occorre invece considerare che ciò che abbiamo di più importante, la nostra unicità, si affaccia proprio attraverso i nostri stati interiori, solitudine compresa. Serve quindi un cambio di prospettiva: se mi sento solo significa qualcosa “da dentro” sta cercando di esprimersi attraverso la solitudine. Se la giudico, la commento e la combatto, finirò per perdere la mia unicità e diventare omologato. E allora sì che soffrirò davvero. Occorre invece percepire nel corpo questo senso di solitudine, perché il corpo ha tutte le risposte. Guardare la solitudine quando si presenta senza fare alcun commento: non serve fare altro.

Come affrontare il senso di solitudine e abbandono

Adottando un simile atteggiamento inneschiamo cambiamenti profondi: quando non combattiamo gli stati interiori ma li accogliamo come se sgorgassero da un sorgente profonda e preziosa, tutto il nostro essere inizia a mutare, a trasformarsi e i blocchi emotivi che duravano da tempo possono sciogliersi da soli in breve tempo. Il mondo interno ci manda il senso di solitudine per farci evolvere in modi imprevisti. L’importante è imparare a cedere. A seconda dello sguardo che adottiamo verso il mondo interno, infatti, possiamo modificare profondamente il nostro destino: un conto è guardarsi al fine di giudicarsi, e controllarsi, un altro è guardarsi in modo cedevole, lasciando che l’anima, come la natura, faccia ciò che sa fare perfettamente.

Sentirsi soli: se sei presente a te stesso smette di essere un problema

Occorre osservare, aspettare e, soprattutto, essere presenti. Noi siamo spesso troppo poco presenti alle emozioni ed è per questo che tutto diventa difficile. Occorre invece essere presenti al senso di solitudine quando arriva, alla malinconia quando compare. Perché? Per rivolgere lo sguardo sull’interno, senza il pensiero. Così facendo, ciò che noi guardiamo fruttificherà dentro di noi, producendo effetti inaspettati, come se con lo sguardo “fecondassimo” noi stessi. Tutto questo lo si può fare attraverso molte modalità. È possibile ad esempio sperimentare una solitudine benefica perdendosi in un’attività che si ama, nello sport, in azioni minime come cucire, dipingere, persino pulire la casa, o nel contatto con la natura: i pensieri sfumano, la mente diventa tutt’uno con le cose e tutto fluisce in modo perfetto. Anche l’immaginazione può essere un utilissimo strumento capace di riallinearci alla nostra interiorità, come vedremo nel prossimo paragrafo.

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Supera la solitudine con questo esercizio...

Ecco un esercizio immaginativo che può aiutarti a trasformare la solitudine da qualcosa che fa solo male in una sensazione positiva.
Spegni le luci. Stai qua con la mente, presente… Chiudi gli occhi e prova a percepire il senso di solitudine profonda. Senti bene questo senso di solitudine. In che parte del corpo è più presente? Dove lo senti più forte? Metti su quel punto la mano destra. Ecco: adesso, in questo momento esatto, avverti il senso di solitudine, senza dirti niente. Lo senti bene nel punto del corpo in cui hai piazzato la mano destra. Senza spostare il braccio destro, porta la mano sinistra al volto: posa dolcemente pollice e medio sui due occhi, come se volessi osservare il tuo interno, guardare dentro la solitudine. Adesso dentro di te ci sono due percezioni: quella della mano che sente il punto del corpo in cui la solitudine si è sedimentata; e quella delle dita sugli occhi che ti permettono di avvertire nel buio e nel silenzio la solitudine. Adesso togli le mani, mettile lungo i fianchi, e prova a percepire il punto degli occhi dove c’è la solitudine, come se lo sguardo andasse a collocarsi lì sopra. Se stai attento avvertirai un profondo stato di tranquillità, di pace e di abbandono.

… Ti sentirai meglio senza sapere il perché

Adesso riapri gli occhi e riaccendi le luci. Il senso di solitudine è diventato presente in te, l’hai accolto. Hai lasciato che quello stato energetico potesse allargarsi e regalarti la sua energia, che è essenziale, come lo è quella dell’entusiasmo, della rabbia, della tristezza, della paura, della gioia. Ma bisogna che tu lo colga prima nel corpo, perché ogni emozione si irradia nel corpo. I nostri problemi non nascono dalle emozioni, ma dal fatto che combattiamo ciò che avviene spontaneamente, e complichiamo tutto. Accogliere i nostri stati interiori significa creare un rapporto positivo con questa profondità, la quale ci regalerà una sensazione di pienezza e di benessere psicologico dovuti alla percezione che non siamo soli proprio perché sostenuti dai contenuti del nostro mondo interiore.

Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.

I contenuti sono curati da un’équipe di esperti e terapeuti, guidata dall’esperienza del gruppo Riza, punto di riferimento riconosciuto nel panorama della psicosomatica, della salute mentale e fisica.

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