Al lavoro non riesco a impormi

Se anche a te capita di non riuscire a dire la tua in ufficio per paura o insicurezza, c'è una strategia che puoi mettere in campo: eccola

Al lavoro non riesco a impormi
29.11.2018

Mario scrive a Riza Psicosomatica:

“Ho deciso di scrivervi perché devo riuscire a gestire qualcosa che secondo me è la causa dei miei insuccessi lavorativi. Quel qualcosa è la mia mancanza di personalità: facendo un esempio molto banale, in una discussione lavorativa, anche se ho ragioni da vendere non le so spiegare, mi blocco, mi sento immediatamente inadeguato, sbagliato e finisco per acconsentire o addirittura a chiedere scusa. Le persone costruiscono un mondo con le parole invece io rimango bloccato quando avrei tanto da raccontare.”

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Le convinzioni sono gabbie, anche sul lavoro

Le convinzioni stanno agli antipodi del benessere interiore; le più dannose sono quelle su noi stessi. Non ce ne rendiamo conto, ma ogni volta che ci definiamo ci stiamo limitando, confinando, ingabbiando. Mario crede di non avere una personalità, o meglio crede di non avere “carattere” e che questa mancanza sia la causa dei suoi insuccessi sul lavoro. Una convinzione errata come la stragrande maggioranza delle convinzioni: a nessuno manca il carattere, ma esistono molte personalità differenti, a volte diversissime fra loro. Il problema è che, a livello della superficie, ovvero della mente razionale siamo più o meno tutti convinti che avere “carattere” significhi essere forti, risoluti, sicuri, capaci di imporsi. Ma questa è una visione unilaterale della vita, ideologica, per nulla realistica.

Le contraddizioni esprimono quel che sei veramente

Nel profondo, nel mondo interno, siamo tutto e il contrario di tutto, siamo luci e ombre, guerrieri e pavidi, generosi e avidi. Se però ci convinciamo che sia necessario essere in un solo modo e non riusciamo a esserlo, entriamo in crisi. Le parole che ci diciamo sono davvero fondamentali: Mario, per spiegarci il suo problema, fa un esempio che giudica “banale”. In questo giudizio, nella parola “banale” c’è tutto il suo problema: un esempio non è mai banale, è un esempio! Se lo giudichiamo, stiamo implicitamente considerando banali noi stessi che lo stiamo proponendo.

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Accogliere le difficoltà è il primo passo per superarle

Restando al suo esempio, Mario percepisce un blocco ogni volta che sente di pensarla diversamente dai suoi colleghi. Crede di aver ragione, ma non riesce a esprimere il suo parere. Si sente in balia di questo evento e chissà quante volte si sarà criticato per non essere riuscito a dire quel che avrebbe voluto. Come tutti, avrà pensato di dover migliorare, diventare più sicuro, e non riuscendoci, avrà concluso di non avere personalità sufficiente per fare la carriera che gli spetterebbe.

Percepisci e osserva senza commentare

Eppure, qualcosa dentro di lui sa che in molte occasioni avrebbe avuto “ragioni da vendere”: come risolvere una simile contraddizione? La risposta è una sola: la percezione degli stati interiori. Mario non deve far altro che prendere atto del suo bocco, percepire bene quell’energia che cortocircuita dentro di lui senza riuscire a venire fuori assieme alle “parole giuste“. Può farlo alla prima occasione: arriva il blocco, lui lo percepisce. Si cerca nel corpo il punto dove il disagio si manifesta, si mette una mano su quel punto, se possibile si chiudono gli occhi e si rallenta il respiro. Senza giudicare il blocco, senza interpretarlo, senza cercare di mandarlo via. Si sta in attesa, un’attesa contemplativa.

Trova la tua strada e percorrila, non hai altri compiti

A cosa serve questa tecnica? A lasciare che il disagio, che è un messaggio dell’anima, faccia il suo percorso e nel farlo, spazzi via le convinzioni inutili, i preconcetti, i falsi miti di cui Mario è vittima. In questo modo la sua personalità autentica scenderà in campo e lui si accorgerà di saper esprimere perfettamente quel che ha da dire, ma a suo modo, un modo che, con ogni probabilità, non avrà nulla a che fare con l’idea che ha oggi Mario di come ci si debba esprimere. Vale per lui al lavoro, vale per tutti in ogni ambito dell’esistenza.

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