Come parlare ai figli difficili

I suggerimenti giusti per avvicinarsi a un figlio difficile: osservazione, comprensione, ascolto e un po' di ironia

Come parlare ai figli difficili
06.01.2011

Come parlare ai “figli difficili”

Fino a ieri si chiamava new generation: i nuovi adolescenti che si affacciavano alla vita, 10-15 anni fa, in un mondo tecnologico molto diverso da quello delle generazioni precedenti, con possibilità impensabili anche solo vent’anni prima. Ma tutto cambia sempre più velocemente e oggi per questa fascia di età è già stato formulato un nuovo nome, cambiando solo una vocale: now generation.

Sono le parole più adatte per descrivere l’adolescenza attuale: la generazione dell’adesso.

Figli intransigenti

La tendenza a non saper modulare le richieste e le opinioni, tipica dell’adolescenza, è diventata nel giro di pochi anni una vera e propria intransigenza verso il mondo adulto e più in generale verso la vita. Sono i cosiddetti “figli-padroni” che, chiusi in se stessi e al contempo aggressivi, tengono in scacco intere famiglie. Non parlano di sé, non gli si può chiedere niente, non si interessano della famiglia né della società, pretendono di continuo. Come i padri-padroni di un tempo, non vogliono sentire ragioni: criticano, urlano, comandano e hanno scatti d’ira molto forti.

L’adolescenza di oggi è “arrabbiata a priori”. Ce l’ha con tutto e tutti: con i genitori, con le istituzioni, col sistema, con qualsiasi autorità. Ma non sa il perché. Sono arrabbiati perché non hanno un confronto reale e costante con gli adulti, perché avrebbero bisogno di un “drago” sano e concreto da affrontare, ma non c’è. Saperlo incarnare in modo adeguato è il compito maggiore degli adulti. E se ci connettessimo di più con loro invece di lasciarli “on line” per ore e ore? E se comprendessimo che “realizzare noi stessi” significa anche avere un rapporto vero con i nostri figli?   

Identikit del figlio padrone

–    Sfida tutto a muso duro (specie dai 14 ai 25 anni)

–    Appare sempre imbronciato, non sorride mai (in casa).

–    Critica e accusa i genitori, spesso senza veri motivi.

–    Non sa discutere e ha frequenti scatti d’ira.

–    È in conflitto totale col padre, alterno con la madre.

–    Prova sfiducia verso il mondo adulto.

–    Ha un’enorme avversione per l’ordine costituito.

Come comportarsi con un figlio “difficile”

– Aiutate la loro creatività.

I figli non sono vasi vuoti da riempire. Al contrario, hanno ognuno un talento da esprimere. Ma se non trovano intorno a sé un terreno adeguato per farlo, finiscono per implodere. Negli adolescenti più problematici quindi, la ribellione è un segno positivo di vitalità. Invece di condannarla, i genitori devono ascoltarla, perché anche il figlio impari col tempo a gestirla e usarla per trovare la propria strada nella vita.

– Non dategli consigli

Non li ascolterà mai. Quando sarà in difficoltà forse verrà da voi, o da uno di voi. È lì che potete aiutarlo. Senza criticarlo, evitando il fatidico “te l’avevo detto”, fatelo parlare. Chiedetegli come si sente, di cose sente bisogno. Poi parlatene senza esercitare autorità. Sarete autorevoli.

– Nascondete l’ansia

Certo, la vostra preoccupazione lo fa sentire importante e amato, ma in un modo che non è sano. Non mostrate che siete in ansia per lui, né che state soffrendo. Sarà più facile anche per lui cercare un dialogo diverso.

– Usate sorriso e ironia

Anche se costa fatica, portate un po’ di leggerezza: qualche scherzo, battute, sorrisi. Ironia e autoironia. Se vi vede ridere, si sentirà spiazzato e incuriosito.

WhatsApp