L’ansia mi blocca: come uscirne?

A volte pensiamo che un’ansia cronica voglia bloccarci e impedirci di vivere appieno la vita: in realtà è la fiamma che vuole accendere le nostre giornate

L’ansia mi blocca: come uscirne?
31.10.2017

Un’abbonata di Riza Psicosomatica, Evelyn, scrive in redazione spaventata dalle crisi d’ansia che ultimamente non le danno tregua. “Ho sempre sentito che quando si vive un disagio è meglio parlarne, ma leggo sulla rivista che voi consigliate di tenere tutto dentro. Faccio un po’ di confusione, potreste chiarirmi questo dubbio? Ho 63 anni e sto vivendo una forte crisi esistenziale; ho vissuto un’infanzia e un’adolescenza burrascose, mi sono sposata da giovanissima, divorziata a 35 anni e ho cresciuto mia figlia da sola. Ho anche lavorato tanto e posso affermare di essere riuscita nei miei intenti. Ora che potrei vivere serenamente, mia figlia è ormai adulta e indipendente, finanziariamente sto bene e ho un compagno, mi è caduto il mondo addosso e sono preda di una costante ansia che mi paralizza. Fatico molto a uscire da questa situazione, è come se fossi sdoppiata: una parte di me fa tutto e vive normalmente, ma dentro mi sembra tutto inutile e non mi godo niente. Sono sempre in ansia, non so vivere il qui e ora”.

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Parlare o tacere? La soluzione sta nel mezzo

Evelyn racconta di come non riesca a capire se sia meglio sfogarsi quando si vivono delle forti emozioni o tenersi tutto dentro. Nella nostra società è ben radicato il mito della comunicazione, secondo il quale parlare, sfogarsi, dire tutto quello che si pensa e che si prova è un dogma da rispettare sempre e comunque. Non mancano numerose piattaforme sociali (i famosi social network) che diventano spesso lo sfogatoio del proprio mondo interiore; decidere di tenere qualcosa per sé equivale ad essere introversi o troppo timidi. Ma questo modo di procedere fa bene all’anima? La risposta è semplice: no. Noi siamo compresenza di parola e silenzio e per questo non bisogna mai trascurare né l’una né l’altro. Sulla nostra rivista Evelyn avrà certamente letto che è benefico mantenere dei segreti, custodire e proteggere delle parti di noi stessi, ma non di tenere sempre tutto dentro a prescindere. È fondamentale bilanciare i due opposti: silenzio e rumore, chiusura e apertura, all’insegna dell’armonia interiore.

Stop ai lamenti: l’ansia vuole guidarti verso la rinascita interiore

Evelyn ha deciso di aprirsi e di raccontarci il momento buio che sta passando da qualche tempo, caratterizzato da una forte ansia e apatia. Così riassume brevemente la storia della sua vita fino ad ora e si capisce come lei abbia alternato periodi più difficoltosi, come l’infanzia e l’adolescenza, a periodi felici, come la nascita della figlia e il successo lavorativo. Questi avvenimenti potrebbero caratterizzare la vita di ognuno di noi. La vita è un susseguirsi continuo di luci e ombre ed è naturale che sia così. Un’infanzia burrascosa non determina in alcun modo la crisi d’ansia che Evelyn sta vivendo in questo momento, perché la Evelyn di adesso non è la Evelyn del passato.

Ma cosa vuole comunicarle veramente quest’ansia che tanto la preoccupa? L’ansia rappresenta un’importante spinta per stimolarla a continuare a vivere. Perché la sua vita non è finita ora che ha 63 anni, un compagno e una figlia adulta. Evelyn si stava rassegnando, le sembra di non avere più niente da dire, che i suoi obiettivi siano stati raggiunti e che quindi non le resta altro che aspettare il passare dei giorni. Così è proprio in questo momento che insorge l’ansia: la avvisa, bloccandola, che la vita non è finita, ma che c’è una nuova Evelyn da partorire. Il cuore non smette di battere perché vuole andare in vacanza o semplicemente perché è stufo di farlo, così come i polmoni o il fegato non smettono di lavorare per mantenerci in vita. Per questo occorre fare lo stesso, guardarsi allo specchio e dirsi: la mia vita non è finita, non devo smettere di battere. 

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