Quando la mamma è da sola

Separazione, fine di una convivenza, libera scelta: i figli stanno con la mamma che deve fare i salti mortali fra molti impegni. Come cavarsela?

Quando la mamma è da sola
Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.
02.12.2019

Si tratta di un problema molto comune e denunciato da molte donne, specialmente in psicoterapia: dopo una separazione, la figura paterna latita, come se la disgregazione della struttura familiare (che esiste anche in caso di convivenza) li lasciasse smarriti, incapaci di mantenere il ruolo di padre. O meglio, lo riducesse ai minimi termini. Molti di questi padri passano i loro week-end con i figli, parte delle vacanze, probabilmente portano bei regali, ma spesso sono presenze sussidiarie, poco incisive, che lasciano la madre incastrata tra tante incombenze e responsabilità.

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Quando una separazione rende i padri distanti

La legge non risolve la mancanza di affettività e certo non può imporla: un padre può essere anche costretto dal giudice a tenere il figlio con sé alcuni giorni, ad andare a prenderlo a scuola o ad accompagnarlo, ma se questi non riesce a mantenere l’intimità e la continuità affettiva indispensabile nel rapporto tra genitore e figlio, serve a poco. Certo occorrerebbe capire perché succede. Se in precedenza era un padre premuroso, che passava volentieri tempo con i bambini, è bene verificare che non siano i corti circuiti dei genitori, le ripicche reciproche, i rancori irrisolti a essere gli elementi che impediscono di vivere il ruolo paterno in modo sereno. In questo caso, spesso la “colpa” non va attribuita esclusivamente a lui. Se invece anche prima della separazione era la mamma a occuparsi in maniera quasi esclusiva dei figli, è difficile che il padre sia presente dopo.

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Se la mamma è il centro di tutto

I sensi di colpa trovano terreno fertile nelle donne. In quelle che rimangono da sole, ancor di più. “Ecco, non ce l’ho fatta a tenere insieme la famiglia. Ho scelto l’uomo sbagliato, non ho avuto pazienza, forse avrei potuto resistere finché i figli fossero stati un po’ più grandi…”. Da tutte queste “colpe” infondate nascono i tentativi di “riparazione”. “I miei figli non devono pagare i miei errori, farò di tutto perché siano felici”. A questo punto i bambini diventano il centro attorno al quale ruota tutta la vita della madre, i cui bisogni tendono a scomparire. Ma che cosa può offrire una mamma che si azzera ai suoi figli? Davvero poco.

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Non fare la superdonna, chiedi aiuto

Un figlio, finché non cresce, è un piccolo satellite che ruota attorno alla madre, dalla quale attinge energia, affetto, nutrimento. Non bisogna capovolgere questo ruolo mettendo lui al centro: lo si rende insicuro, spaventato, sovraccarico di responsabilità. Per questo è importante mantenere i propri interessi, curarsi, fare un minimo di vita sociale, preservare dei piccoli spazi tutti per sé. Non è impossibile ma occorre abbandonare il mito dell’onnipotenza e chiedere aiuto. Ci sono zii e nonni, le babysitter, le altre mamme. È importante non isolarsi, ma costruire una rete sociale di solidarietà femminile dove scambiare figli, favori, chiacchiere.

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Può crescere bene “senza” papà? Sì

Uno dei timori della mamma single, soprattutto se la scelta di fare un figlio è avvenuta senza un compagno stabile, è quella che al bambino manchi un importante figura di riferimento. È un falso problema, i bambini sono bravissimi a individuare spontaneamente figure sostitutive. Ci sono zii, nonni, amici, conoscenti, insegnanti, persone cui scelgono liberamente di affezionarsi e di cui imitano scelte e atteggiamenti. Il timore che si crei una carenza è infondato e non va enfatizzato.

Così ti aiuti

  • Cerca aiuto e appoggi: parenti, amici, altre mamme, babysitter.
  • Impara a delegare, senza sensi di colpa e senza subire ricatti. Se chi presta aiuto ha un atteggiamento ricattatorio o chiede troppo in cambio, sottrarsi.
  • Curarti come donna, mantieni interessi, vivi la sessualità.

Così no

  • Non trattare il bambino come un sostituto del partner, cui mostrare la propria sofferenza, fare confidenze, a cui chiedere consolazione.
  • Non essere orgogliosa e pensare di potercela sempre fare da sola. Se non ce la fai, chiedi aiuto e usa i servizi che oggi esistono ANCHE per aiutare le donne che vivono la tua esperienza.
  • Non cercare  di “essere” madre e padre contemporaneamente. Sono due ruoli distinti che devono rimanere tali.
Redazione Riza
Da oltre 40 anni offre strumenti pratici per migliorare la vita quotidiana.

I contenuti sono curati da un’équipe di esperti e terapeuti, guidata dall’esperienza del gruppo Riza, punto di riferimento riconosciuto nel panorama della psicosomatica, della salute mentale e fisica.

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